Giornate Nazionali dei Castelli 2024
La XXV edizione si svolge sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
25 siti: 10 castelli, 4 forti, 1 torre, 1 casaforte, 8 tra città e borghi, 1 arcipelago
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali, itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione
Nel 2024 la Onlus Istituto Italiano Castelli compie 60 anni, online e gratuito l’Atlante Castellano
L’Istituto Italiano Castelli, Onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date e le 25 destinazioni della XXV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli. Nel weekend dell’11 e 12 maggio 2024, visite guidate gratuite, conferenze, concerti, mostre, presentazioni di tesi di laurea e libri in 10 castelli, 1 torre, 1 casaforte, 8 tra città e borghi, 1 arcipelago, 4 forti che hanno trovato una nuova vita.
In questa venticinquesima edizione, aperti per la prima volta alle visite del pubblico due siti: il Bastione di Santa Maria all’interno dello splendido borgo e fortezza medicea di Terra del Sole (Emilia Romagna) e un forte nel sistema difensivo del Nord Sardegna. Numerose le architetture fortificate di cui si illustrano i recenti restauri.
I soci dell’Istituto Italiano Castelli Liguria, a causa di improvvisi problemi organizzativi sorti il 6 maggio, rimandano a data da destinarsi, che sarà presto annunciata, la visita guidata sostenibile con trasporto collettivo al borgo ligure di Finale (SV) e la prevista conferenza per il 60mo anniversario dell’Istituto Italiano Castelli
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hashtag: #giornatenazionalideicastelli2024
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Culla di storia, arte, cultura e natura. Questa è l’essenza, questa è l’anima di Fossombrone, un’antica cittadina di origini romane, a metà strada tra l’Adriatico e gli Appennini. Una cittadina gentile, in cui tratti rinascimentali si legano intimamente all’antica Roma, dove l’incanto della natura e della madre terra incontaminata si sposa con il fascino dell’arte. Il modo migliore per conoscere Fossombrone è percorrere le sue vie: vagando fra vicoli, portici e scalinate è possibile scoprirne i segreti ed apprezzarne il fascino unico. Corso Garibaldi, che con i suoi palazzi nobiliari e il suo doppio portico attraversa tutto il centro storico è l’itinerario ideale. Una città modellata dalle sapienti mani degli artigiani, dai sapori e dagli aromi della tradizione, delle innumerevoli offerte enogastronomiche, dagli inebrianti vigneti che la cingono. Una città votata all’armonia delle antiche note musicali, nella quale il passato si fa presente con le rievocazioni storiche che ci trasportano in secolari atmosfere rinascimentali.
Itinerario 1: Rocca malatestiana
Epoca di costruzione: 1200
Proprietà: Comune di Fossombrone
Giorno di apertura: 25 settembre 2021
Orari: dalle 10 alle 13 / dalle 15.30 alle 18.30, visite libere gratuite senza prenotazione Città più importante della media valle del Metauro, Fossombrone si presenta adagiata su di un colle sovrastato dai resti della Rocca Malatestiana. Nella seconda metà del Milletrecento i Malatesta ampliarono e trasformarono il già esistente fortilizio papalino duecentesco in una rocca con cinta muraria a pianta quadrilatera e torrioni angolari. Nel 1444, quando il feudo di Fossombrone passò a Federico da Montefeltro, la rocca divenne uno dei capisaldi del sistema fortificato dello Stato di Urbino. Sotto il Conte Federico, la rocca assunse il suo assetto definitivo, adeguandosi alle esigenze militari e alle nuove tecniche difensive conseguenti all’uso delle armi da fuoco, ossia delle bombarde. A questi interventi risalgono, in particolare, la trasformazione del torrione sudoccidentale in piccolo bastione con alto saliente (1447), e l’introduzione di un possente rivellino dal profilo carenato al centro del lato meridionale (1470), tipico degli schemi architettonici di Francesco di Giorgio Martini. La rocca fu smantellata nel 1502 per ordine di Guidobaldo da Montefeltro, perché non cadesse nelle mani del Valentino. Furono abbattuti gli spalti perché il posizionamento di bombarde su di questi avrebbe dato la possibilità agli invasori di danneggiare la città colpendola dall’alto Malgrado la distruzione sono riconoscibili i possenti torrioni angolari, il mastio e la caratteristica pianta a “tartaruga” dovuta all’intervento dell’architetto senese. Abbandonato, il complesso fortificato cadde in rovina; alla metà del ‘700 fu costruita al suo interno la chiesa di San Aldebrando incorporando una preesistente cappellina che nel ‘400 i Malatesta avevano fatto costruire e ornare con affreschi attribuiti Antonio Alberti da Ferrara.
Itinerario 2: Corte Alta – MUSEO ARCHEOLOGICO E PINACOTECA
(Via del Verziere, 4)
Epoca di costruzione: 1464
Proprietà: Comune di Fossombrone
Giorno di apertura: 25 settembre 2021
Orari: dalle 10 alle 13 / dalle 15.30 alle 18.30: Visita accompagnata senza prenotazione
Costo d’ingresso: Intero € 6 – Gruppi superiori a 10 persone € 5
Il Palazzo venne fatto edificare da Federico da Montefeltro dopo il 1464, attraverso diverse fasi di accrescimento, nelle quali si riscontra la mano di Francesco di Giorgio Martini. Con Guidubaldo da Montefeltro e la moglie Elisabetta Gonzaga, l’edificio fu ulteriormente ingrandito e assunse il ruolo di residenza di delizie e svaghi come attesta la grande e rara scenografia teatrale che occupa tutta la parete di fondo del salone del Trono. L’interno della Corte Alta è oggi sede della Pinacoteca Civica e del Museo Archeologico.
Itinerario 3: Chiesa di San Filippo (Corso Garibaldi, 140)
Epoca di costruzione: 1608
Proprietà: Comune di Fossombrone
Giorno di apertura: 25 settembre 2021
Orari: dalle 10 alle 13 / dalle 15.30 alle 18.30
Visita accompagnata senza prenotazione
Costo d’ingresso: € 2
Eretta tra il 1608 e il 1613 come scioglimento del voto espresso dai cittadini di Fossombrone per la nascita di Federico Ubaldo Della Rovere, ultimo erede dei Duchi di Urbino, la splendida chiesa barocca di San Filippo ha al suo interno dipinti di Francesco Guerrieri, Claudio Ridolfi, Giuseppe Diamantini.
Itinerario 4 – Casa Museo e Quadreria Cesarini (Via Pergamino, 24)
Epoca di costruzione: 1500
Proprietà: Comune di Fossombrone
Giorno di apertura: 25 Settembre 2021
Orari: dalle 10 alle 13 / dalle 15.30 alle 18.30, Visita accompagnata senza prenotazione
Costo d’ingresso: Intero € 4 – Gruppi superiori a 10 persone € 3
La Casa Museo e Quadreria Cesarini è costituita da due edifici contigui, la cui costruzione risale al XVI secolo. Il suo ultimo abitante, il notaio Giuseppe Cesarini, adattò le sale per esporvi le opere d’arte figurativa del ‘novecento’ in gran numero collezionate. Alla scomparsa del notaio Cesarini, nel 1977, i due palazzi con tutto il patrimonio d’arte passarono per suo volere al Comune di Fossombrone, che da allora ne è custode.
Contatti Ufficio turistico Fossombrone: 0721 723263 / 340 8245162
Email: puntoiat@comune.fossombrone.ps.it
Sito web: www.comune.fossombrone.ps.it/vivere-fossombrone/turismo/
Contatti social: Facebook: https://www.facebook.com/puntoIAT.fossombrone1
Instagram: https://www.instagram.com/puntoiatfossombrone/
Premiazione del concorso fotografico per le scuole “I castelli raccontano” e visite guidate al Castello di Grosio (17 settembre)
Nome del Sito: Castelli di Grosio (SO)
Il complesso sorge su una collina verso nord, sulle pendici delle Alpi Retiche, circondata dai caratteristici terrazzamenti, ed è costituito da due castelli distinti, oggi a
rudere: uno con la chiesetta di San Faustino a ovest e varie testimonianze della sua estensione (XI secolo); l’altro costruito a metà del XIV secolo dai Visconti a controllo del territorio a est. Il complesso è collegato con il Parco delle incisioni preistoriche, esistenti sulla Rupe Magna, la quale, con oltre 5000 figure incise dal IV al primo millennio avanti Cristo, costituisce la più estesa roccia alpina incisa dall’uomo.
Epoca di costruzione: XI e XIV secolo
Proprietà: Comune di Grosio
Giorno di apertura durante le Giornate: 17 settembre
Orari: alle 10 premiazione del concorso “I castelli raccontano” nella sede del “Parco incisioni rupestri e castelli di Grosio” con la partecipazione degli alunni e degli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Grosio e conversazione sulle fortificazioni di Giusi Villari e Guido Scaramellini. Visita guidata riservata alle scuole nella mattinata e alle 14 visita gestita dalle guide
del Parco incisioni rupestri con prenotazione (tel.: 346 333 1405; e-mail: info@parcoincisionigrosio.it)
Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito.
In collaborazione con: Istituto Comprensivo di Grosio e Parco delle incisioni rupestri di Grosio.
Informazioni: 3209667337 (sezione Lombardia IIC);
castellilombardia.segreteria@gmail.com; gius.villari@gmail.com
Sito internet: http://www.istitutocastelli-lombardia.org/
Pagina social https://www.facebook.com/istitutocastelli.lombardia/
Visite guidate alla Torre di Castionetto di Chiuro e alle case fortificate del paese (18 settembre)
Nome del Sito: Torre di Castionetto di Chiuro (SO)
La torre, con funzioni di vedetta e di segnalazione sulla valle centrale, sorge su un’altura allo sbocco della val Fontana nelle Alpi Retiche, che chiudono a nord la
Valtellina, ed è una delle più massicce della provincia di Sondrio (11 metri di lato). Appartenne ai Quadrio, potente famiglia ghibellina, che ha varie case fortificate anche nel sottostante borgo di Chiuro. Presenta in facciata la porta di accesso al secondo piano, com’è consueto per le torri isolate, il cui ingresso – per motivi di sicurezza – era possibile solo attraverso una scala retrattile. È stata recentemente restaurata. L’evento è in collaborazione con il Comune di Chiuro, Comunità montana della Valtellina di Sondrio, Guide “Viale delle formiche”, Biblioteca di Chiuro
Epoca di costruzione: XII secolo
Proprietà: Comune di Chiuro
Giorno di apertura durante le Giornate: 18 settembre
18 settembre ore 10, 11, 14, 15, 16 visite gratuite alla torre, accompagnate
dalle guide del “Viale delle formiche” e da esperti della sezione Lombardia, con navetta gratuita in partenza dal paese di Chiuro, in collaborazione con il Comune.
18 settembre ore 11 e ore 15 visita alle case fortificate di Chiuro.
Visite guidate (SÌ): Il 18 settembre visite guidate gestite dalle guide locali e da esperti della sezione Lombardia con prenotazione (tel. 0342 484213; e-mail: biblioteca@comune.chiuro.so.it)
Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito.
Informazioni: 3209667337 (sezione Lombardia IIC); tel. 0342 484213
castellilombardia.segreteria@gmail.com; gius.villari@gmail.com
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Convegno e visite guidate nel Castello di Pavia (25 settembre)
Il Castello Visconteo di Pavia è il più importante e il più grande di tutta la Provincia. Fu edificato da Galeazzo II Visconti tra il 1360 e il 1365, dopo la definitiva conquista
della città, su progetto di Bernardo da Venezia. Il Castello fu concepito come sontuosa residenza dei signori di Milano e della loro corte. L’imponente costruzione è a pianta quadrata, con cortile porticato interno e quattro torri sugli angoli (due delle quali scomparse nel 1527), circondato da un largo e profondo fossato e protetto da rivellini e ponti levatoi. Le facciate sono ingentilite e impreziosite dalle caratteristiche bifore viscontee, le cortine presentano uno dei primi apparati a sporgere dell’area. Il fortilizio è posto al limite nord della città ed era collegato all’attiguo enorme parco, esteso su ben 25 miglia di terreno, destinato a riserva di caccia dei Visconti, prima, poi degli Sforza. Anche dopo che la Signoria milanese si riunì in un’unica entità sotto Gian Galeazzo Visconti, il Castello di Pavia venne sempre utilizzato come sede principale della corte viscontea. Vi soggiornarono una folla di artisti, pittori, scultori, poeti, fra cui Michelino da Besozzo, il Bembo, Foppa, Pisanello ed altri ancora. Anche il Petrarca fu presente qui per molto tempo per organizzare la famosa biblioteca, ricca di oltre mille codici. Ai Visconti subentrarono gli Sforza che diedero al complesso un nuovo sfarzo, specialmente nell’ala nord, che ospitava gli appartamenti ducali affrescati dal Pisanello, andata purtroppo distrutta nel 1527 dall’artiglieria francese.
Dopo la morte di Francesco Sforza iniziò la decadenza del grande complesso. Trasformato in caserma dagli spagnoli, ebbe a soffrire la rovinosa impronta di tutte le dominazioni straniere. Soltanto nel 1921, l’edificio fu liberato dalla destinazione a caserma per ritornare gradualmente all’antico splendore, anche se privo dell’intera ala a nord distrutta, appunto, nel 1527, grazie a radicali restauri che hanno valorizzato quanto era rimasto di originale. Il Castello è ora proprietà del Comune di Pavia e sede delle Civiche Collezioni di
Arte e Storia.
Epoca di costruzione: 1360-fine XV secolo
Proprietà: il Castello è ora proprietà del Comune di Pavia e sede delle Civiche Collezioni di Arte e Storia.
Orari: ore 9.30-12.30 convegno in presenza e in streaming “Bodo Ebhardt
in Lombardia. Le trasformazioni dei castelli lombardi fra inizi Novecento e contemporaneità” nella sala conferenze al piano terra del Castello di Pavia; ore 15.00, visita guidata.
Visite guidate: alle 15.00 visita guidata del complesso del castello e delle sue strutture fortificate con punto di ritrovo all’ingresso dei Musei Civici: Castello Visconteo, Viale XI Febbraio 35, Pavia.
IL CONVEGNO
La sezione Lombardia dell’Istituto Italiano dei Castelli ha scelto come tema portante delle GNC 2021 una riflessione sulle trasformazioni subite dai castelli lombardi
negli ultimi cento anni, dall’epoca di Bodo Ebhardt, architetto tedesco che scrisse una serie di volumi sui castelli italiani, fino ai giorni nostri. Il Castello di Pavia e le sue torri sono analizzati e illustrati con particolare attenzione da Ebhardt, autore che ha fatto conoscere i castelli italiani in tutta Europa e a cui l’Istituto ha dedicato un convegno a Napoli nel 2019: abbiamo pensato perciò che questa potesse essere la sede più opportuna per ospitare un convegno sul tema. Anche il Castello scaligero di Sirmione, meta delle GNC lombarde di domenica 26 settembre, è stato illustrato da Ebhardt e sarà oggetto di una presentazione durante il convegno. Relatori del convegno saranno consiglieri nazionali e di sezione, delegati regionali, direttori di musei, soprintendenti e rappresentanti degli enti locali. L’evento è in collaborazione con il Comune di Pavia che lo patrocina.
Informazioni: 3342697064; 3497027944 castellilombardia.segreteria@gmail.com;
galandramarco@gmail.com
Sito internet: http://www.istitutocastelli-lombardia.org/
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Visite guidate alla darsena del Castello Scaligero di Sirmione (26 settembre)
Nome del Sito: Castello Scaligero di Sirmione (darsena fortificata)
La splendida ambientazione naturale e la eccezionale qualità delle strutture architettoniche conferiscono a questo complesso fortificato una straordinaria suggestione. Il Castello Scaligero di Sirmione è un importante esempio di fortificazione lacustre e fu edificato nella seconda metà del Trecento ad opera della famiglia dei della
Scala che dominò su Verona e il suo territorio tra XIII e XIV secolo. La tipologia costruttiva è riconducibile secondo gli studi più recenti all’epoca di Cansignorio e di
Antonio II Della Scala (360-1380 ca.). La rocca fu presumibilmente costruita secondo un progetto unitario che comportò anche la realizzazione della darsena fortificata dove accogliere la flotta.
Dal XVI secolo sotto il dominio di Venezia l’importanza strategico difensiva di Sirmione diminuì a favore della fortezza di Peschiera del Garda. in epoca napoleonica e
austriaca il castello fu utilizzato come deposito di armi e vettovaglie e alloggio per le truppe. In seguito ospitò gli uffici comunali, l’ufficio postale, l’alloggio dei Carabinieri e un piccolo carcere. Nel 1917 il complesso passò sotto la tutela del Ministero della Pubblica Istruzione che fece eseguire importanti lavori di restauro.
Tipiche dell’architettura scaligera sono le torri scudate, ossia aperte verso l’interno, imponente è il mastio alto 37 metri, mentre la darsena è un eccezionale esempio di fortificazione portuale del XIV secolo. La darsena ha la forma di un trapezio irregolare probabilmente dovuta alla necessità di proteggere lo specchio d’acqua dal vento di tramontana, il “pelèr”. Due camminamenti la percorrono su tre lati: quello superiore per la difesa delle milizie e quello inferiore per l’attracco delle barche. Il bacino lacustre interno nel corso dei secoli fu interrato dall’accumulo di detriti e solo dopo i restauri del 1919 tornò ad accogliere l’acqua del lago. Recentemente il Polo Museale Regionale della Lombardia ha intrapreso importanti lavori di restauro dell’area.
L’attività è svolta in collaborazione con la Direzione regionale Musei Lombardia che gestisce la struttura e che la inserirà nelle Giornate Europee del Patrimonio. Nel periodo di chiusura al pubblico è stato avviato, e in parte completato, il progetto di restauro dei prospetti esterni della darsena. I lavori sono stati documentati da filmati che saranno presentati insieme ad un approfondimento sulla storia del complesso fortificato in occasione del Convegno di Pavia del 25 settembre. “in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio che si terranno il 25 e 26 settembre – in coincidenza con le Giornate Nazionali dei Castelli – la Direzione regionale sta organizzando un’apertura straordinaria della darsena, chiusa al pubblico ormai da inizio pandemia per la difficoltà di garantire il necessario distanziamento.
Grazie al piano di valorizzazione finanziato dal Ministero della Cultura sarà infatti possibile partecipare a visite guidate per piccoli gruppi, accompagnati dagli architetti e storici dell’arte che lavorano nel museo. Nella stessa occasione, in concomitanza con gli eventi organizzati dall’Istituto Italiano dei Castelli, verranno anche presentati alcuni video che racconteranno il cantiere di restauro, consentendo al pubblico di comprendere il lavoro svolto dietro le quinte da tecnici e restauratori.
Epoca di costruzione: seconda metà XIV secolo
Proprietà: statale
Giorno di apertura durante le Giornate: 26 settembre
Orari: nella mattinata di domenica 26 settembre a partire dalle ore 9.00 alle 13.00
Visite guidate da architetti e storici dell’arte per piccoli gruppi in numero contingentato e in ottemperanza alle normative vigenti.
Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito per i soci dell’Istituto Italiano dei Castelli)
Si veda comunicato stampa (https://studioesseci.net/eventi/si-rinnova-il-castelloscaligero-di-sirmione/#cartellaStampa) e presentazione sul sito della Direzione regionale Musei Lombardia (https://museilombardia.cultura.gov.it/news/si-rinnovail-castello-scaligero-di-sirmione/):
Informazioni: 3209667337 (sezione Lombardia IIC).
castellilombardia.segreteria@gmail.com; gius.villari@gmail.com
Sito internet: http://www.istitutocastelli-lombardia.org/
Pagina social https://www.facebook.com/istitutocastelli.lombardia/
Porto Maurizio, di probabile origine romana, è uno dei due borghi, l’altro è Oneglia, che costituiscono la città di Imperia. Prima di essere accorpato con Oneglia, Porto Maurizio fino al 1923 è stato un Comune autonomo, nonché capoluogo dal 1860 al 1923 dell’allora Provincia di Porto Maurizio, poi Provincia di Imperia. Il suo nucleo antico assunse l’ attuale configurazione urbana nei primi secoli dopo il Mille, mantenendo nonostante sventramenti e trasformazioni il tipico tessuto medioevale disposto in ellissi concentriche su un promontorio sporgente nel mare.
Gestore per la tutela: DIREZIONE REGIONALE MUSEI LAZIO
Proprietà: MiBACT
Direttore: Marina Cogotti
Ingresso: 5,00 €; Riduzione 2,00 €
Giorni e orario apertura: Museo:Lun.-Dom. 9.00-20.00. Santuario Fortuna Primigenia:v.
dettaglio (1).Ottobre-marzo ingresso gratuito la prima domenica del mese. ; Orario biglietteria:
9.00-19.00; Prenotazione: Nessuna
Comune: Palestrina
Indirizzo: piazza della Cortina, 1
CAP: 00036
Provincia: RM
Regione: Lazio
Telefono: +39 06 9538100
Email: pm-laz@beniculturali.it
Email certificata: mbac-pm-laz@mailcert.beniculturali.it
Sito web: http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/228/museo-archeologiconazionale-prenestino http://
Nella seconda metà del Settecento il borgo era ancora cinto da mura e bastioni come dimostra una planimetria di M. Vinzoni. Oltre al nucleo arroccato sul promontorio denominato Parasio, Porto Maurizio consta di altri quattro nuclei esterni: la Marina con il Porto, la Foce allo sbocco del torrente Caramagna, la Crociera e la Fondura a ovest. La Sezione Liguria dell’ Istituto Italiano dei Castelli organizza per il 25 settembre 2021 un’escursione a pagamento di un’intera giornata organizzata dalla con il seguente programma:
Mattino
Parasio, ossia il centro storico medievale con la sua peculiare struttura a chiocciola ricco di chiese, palazzi antichi, giardini, vicoletti e scorci mozzafiato sul
mare e sui monti. Basilica di San Maurizio, la chiesa più grande di tutta la Liguria (oltre 3000mq), la cui costruzione cominciò nel 1781 dopo la demolizione dell’antico duomo, Logge di Santa Chiara affacciate sul mare azzurro, appartenenti al Monastero di clasura di Santa Chiara, fondato nel 1365 dalle Clarisse Oratorio di San Pietro, con la sua bellissima facciata barocca, il più antico edificio religioso della città di Imperia.
Pomeriggio
Borgo di Montegrazie (Santuario di Nostra Signora delle Grazie; Parrocchiale barocca). Programma dettagliato/prenotazioni: Raffaella Saponaro Monti-Bragadin (cell. 3332128631) Matilde Giletta (giletta.matilde@gmail.com, cell. 3343002129) Presidente e Segretaria della Sezione Liguria dell’ Istituto Italiano dei Castelli
La sezione Lazio dell’Istituto Italiano dei Castelli, domenica 26 settembre 2021 presenta #il Tempio Palazzo e Museo Archeologico della Fortuna Primigenia a Palestrina”.
Il luogo deputato alla visita è il Palazzo Barberini di Palestrina (Roma), Piazza della Cortina/via Barberini 00036 Palestrina (Roma). La costruzione allo stato attuale presenta strutture tardo repubblicane del II sec. a.C., con integrazione rinascimentali da parte della Famiglia Colonna ed infine barocche da parte della Famiglia Barberini. Attualmente la proprietà dell’edificio appartiene al MIBACT per le sale del Museo Archeologico e alla Famiglia Barberini per residenza ed abitazione.
La visita di domenica 26 settembre 2021 dalle ore 11.30 alle ore 13.00 sarà guidata dal Consigliere dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Lazio Avv. Massimiliano Kornmuller. Durante la visita verranno illustrate, seguendo il criterio cronologico e accedendo agli ambienti tramite comodi ascensori a partire dal piano terra, i tesori che custodisce il Museo Archeologico, in particolare il famoso Mosaico del Nilo, capolavoro ellenistico del I sec. a. C., i Fasti prenestini, il culto della Fortuna Primigenia. Seguirà quindi una breve presentazione della figura e dell’opera del Principe Francesco Colonna, Signore di Palestrina ed autore della famosa opera Hypnerotomachia Pho-liphili (1456) (il Sogno in pugna d’amore del Pastore Polifilo) ove il protagonista, come in un viaggio astrale a guisa di Dante nella Divina Commedia, si ritrova in un mondo incantato di antichità, illustrato dalle preziose xilografie dell’epoca ispirate
alle rovine romane di Palestrina. Seguirà quindi per i visitatori più audaci, presso la terrazza degli Emicicli, nello spazio esterno prospiciente l’edificio museale, un tentativo di ricostruzione del rito di consultazione delle Sortes di Palestrina a disposizione di tutti i presenti che volessero consultare il futuro tramite le antiche sorti. Sarà forse possibile anche un’eventuale visita di alcuni ambienti dell’abitazione privata della Famiglia Barberini che occupa parte del Palazzo. Al termine della visita dalla durata di circa 1 ora e 15-20 minuti, verso le ore 13.00 è
prevista una colazione presso un panoramico Agriturismo sopra la città di Palestrina, a partire dalla ore 13.30.
Il sito prescelto è Gemona del Friuli: il suo castello, via Bini e Duomo
L’esistenza di Gemona del Friuli viene menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, il quale riporta che nel 611 era considerato un castello inespugnabile. Nella seconda metà del XII secolo fu libero comune, con propri statuti, mentre nel XIII e XIV secolo fu importante centro di traffici commerciali sotto il Patriarcato di Aquileia: con l’istituto del Niederlech, si imponeva infatti ai mercanti in transito di depositare le merci e pagarvi un dazio e di trascorrere la notte in città.
Il castello Il maniero sorge appena al di sopra dell’antico nucleo storico, sulla cima di un colle a strapiombo sulla vallata e separato dal monte Gemina da una sella nella quale si
espande l’abitato medievale. Verso l’inizio del Mille fu radicalmente ricostruito dai Signori di Gemona per poi essere modificato ed ampliato, per l’ultima volta, all’inizio del Trecento. Gli interventi trecenteschi ampliarono il palatium e dotarono il castello di tre torri d’avvistamento e di una poderosa cinta muraria. Con l’avvento del domino veneto, avvenuto nel 1420, il castello cadde in abbandono e fu ripetutamente adoperato come cava di pietra. Questa architettura, così come altri manieri sparsi nella fascia collinare del Friuli, subì sicuramente una grave distruzione durante il terremoto del 1511, ma alcune sue strutture difensive rimasero ancora efficienti, poiché nel 1571, in seguito al timore di invasione turca, fu trovato ad avere optimos muros, et ideo facile posse muniri, et ab hostibus defendi. Sino al 1976, anno terribilis in cui Gemona e il Friuli furono colpiti da forti scosse telluriche, del complesso medievale risalente al XIII-XIV secolo rimanevano: la torre centrale (adibita a torre civica con orologio), parti delle strutture murarie perimetrali racchiudenti i due cortili; la torre di levante abbassata e ridotta a prigione nel 1826; la torre di ponente, detta torate, con avanzi di tre muraglie merlate alla guelfa e traforate da quattro bifore romaniche.
Il castello, duramente colpito dal sisma novecentesco, è tutt’ora in restauro anche se buona parte delle strutture sono state ricostruite. Palazzo Comunale e via Bini La costruzione del Palazzo Comunale ha inizio nel 1502; esso fu progettato dall’architetto Bartolomeo de Caprileis. E’ caratterizzato da tre ampie arcate composte da elementi lapidei scolpiti da maestranze cividalesi. La decorazione ad anelli incatenati nei capitelli è presente anche nella colonna di piazza San Giacomo a Udine. Il palazzo subì diversi rifacimenti nel corso del tempo, come le finestre che furono modificate nel XVI secolo, così come l’aggiunta della balaustra nella trifora. Sulla scala d’ingresso che conduce alla loggia si notano scolpiti, rispettivamente sulla parte destra e sinistra della balaustra, lo stemma del nobile Riccardo Elti, massaro del Comune nel XVII secolo e lo stemma del Comune di Gemona. Sotto una delle due finestre sono posti gli stemmi dei nobili Franceschinis e de Brunis e lo stemma della Città. Il loggiato al piano terra, a cui si accede tramite le tre grandi arcate a tutto sesto, poggianti su colonne, ha soffitto a travi decorate con pettenelle su cui sono furono dipinti sia medaglioni contenenti personaggi illustri sia gli stemmi delle famiglie nobili della città.
Alla destra del palazzo inizia la via più caratteristica di Gemona del Friuli, posta al di sotto del colle del castello. Via Bini è interessante per la sequenza di palazzi che vi si affacciano, fra questi palazzo Elti sede dei civici musei. Numerosi sono gli affreschi, le lunette decorate, i capitelli e gli stemmi che accompagnano il visitatore lungo questo asse viario che termina sul sagrato del Duomo. Il Duomo di Santa Maria Assunta In Via Bini, nei pressi di Porta Udine, unica porta rimasta delle sette che si aprivano nella terza cerchia delle mura che cingevano la città, sorge il Duomo. Intitolato a Santa Maria Assunta, rappresenta uno dei monumenti medioevali più importanti della regione. Fu costruito utilizzando linguaggi gotici, sul sedime di una
precedente chiesa già presente dal 1190. Quest’ultimo edificio di culto era sede della Pieve di Santa Maria, una delle più antiche del Friuli. Il cantiere della chiesa che oggi si può ammirare fu iniziato verso il 1290. I lavori di costruzione durarono molti anni, venendo interrotti più volte, per vari motivi: dalla guerra contro la vicina Venzone, dalle minacce goriziane a momenti di stallo finanziario dell’opera del Duomo. L’8 giugno 1337 l’edificio fu solennemente consacrato dal vescovo di Parenzo Giovanni, delegato dal patriarca Bertrando. Nei secoli successivi venne più volte rimaneggiato: nel 1429 fu modificato il presbiterio con l’aggiunta della cupola e dell’abside semipoligonale; nel 1457 i pilastri delle navate vennero sostituiti da colonne e la chiesa sopraelevata di 1,5 metri; nel 1700 le volte a crociera coprirono le originarie capriate. Il terremoto del 1976 fece crollare completamente la navata destra, dissestando contemporaneamente gran parte delle restanti murature.
L’opera di restauro e ricostruzione svolta ha permesso di restituire alla comunità l’opera nel suo completo splendore. Recenti restauri al prospetto hanno, inoltre, riportato alla luce la coloritura della pietra applicata in alcuni elementi presenti al di sopra del portale.
Giorno di visita: 25 settembre 2021
Orari: mattina ore 11.00 ritrovo al di sotto della loggia del palazzo comunale; pomeriggio ore 15.30 ritrovo al di sotto della loggia del palazzo comunale.
Modalità: visite guidate al castello e al centro storico/duomo di Gemona del Friuli.
Il pomeriggio vedrà la partecipazione dell’associazione ONLUS “Radio Magica”( https://www.radiomagica.org/ ). Un artista coinvolto dall’associazione benefica racconterà ai bimbi e ai ragazzi una “fiaba per immagini” avente per soggetto i castelli, i luoghi e i territori del Friuli Venezia Giulia e di Gemona del Friuli.
Prenotazioni: friuliveneziagiulia@istitutoitalianocastelli.it / arch. Daniela Omenetto 340-7773927
Facebook: Istituto Italiano dei Castelli – Sezione Friuli Venezia Giulia https://www.facebook.com/Istituto-Italiano-dei-Castelli-Sezione-Friuli-VeneziaGiulia-651904408178643 Instagram: istitutocastelli_friuli
Il Castello di Montechiarugolo (PR), è di proprietà privata. L’evento è in collaborazione con il Comune di Montechiarugolo e l’Associazione Borghi più Belli d’Italia. L’originario presidio militare a difesa della val d’Enza fu edificato nel XII secolo dalla famiglia Sanvitale. Nel 1313 Giberto III da Correggio, assediò il castello e lo distrusse insieme al borgo. Nel 1348 (dopo che la città di Parma fu sotto il dominio del Ducato di Milano) i Visconti fecero riedificare il castello a presidio della vallata. Nel 1406 Giovanni Maria Visconti fregiò ufficialmente del feudo Guido Torelli divenendo nel 1428 contea. Il Torelli avviò quindi la ricostruzione della fortezza nelle forme attuali. Verso la metà del XVI secolo il castello ospitò il re di Francia Francesco I e il papa
Paolo III. Nel 1551, durante la guerra di Parma, il castello fu nuovamente attaccato e occupato; al termine del conflitto Pomponio Torelli avviò numerosi interventi trasformandolo in residenza signorile. Dalla prima metà del 1600 non essendo più contea, il castello passò alla Camera Ducale di Parma, e affidato ad un presidio militare: fu utilizzato come magazzino di beni alimentari e deposito per la produzione di polvere pirica.
In seguito all’Unità d’Italia, nel 1864 il castello fu venduto dal Demanio pubblico ad Antonio Marchi, i cui discendenti ne ancora sono proprietari. Il fortilizio si sviluppa su una pianta irregolare, attorno a due cortili interni, mostrando i tratti tipici dei castelli d’epoca tardo-medievale, soprattutto nelle facciate sud-ovest e nord, interamente coronate dai merli ghibellini, ancora perfettamente visibili nonostante la copertura del tetto aggiunta a protezione dei camminamenti sostenuti dai numerosi beccatelli con caditoie; fra i due cortili interni emerge l’alto
mastio. La fortezza, posizionata strategicamente sulla scarpata naturale ai margini dell’alveo del torrente Enza, è circondata da un largo e profondo fossato, varcabile in origine attraverso due distinti ponti levatoi, collocati in corrispondenza dei due rivellini ancora esistenti. In origine la rocca era difesa anche da una seconda cinta muraria più esterna, edificata lungo il perimetro del borgo, dotata di bastioni in corrispondenza degli spigoli. Nella seconda metà del XV secolo, in seguito alla nascita dell’artiglieria, fu modificata con l’aggiunta delle cannoniere: ne rimangono alcune significative tracce sul margine nord-occidentale del centro storico del paese.
Alla storica Battaglia di Montechiarugolo del 4 ottobre 1796, fece la sua prima comparsa il tricolore italiano, tra le milizie volontarie della Guardia Civica Reggiana aiutate dai soldati francesi contro un manipolo di soldati austriaci rifugiatisi nel castello.
Il borgo:
In prossimità del fiume Enza, che divide la provincia di Parma da quella di Reggio Emilia, Montechiarugolo è la più piccola delle cinque frazioni dell”omonimo comune e sede del municipio, e conta poche centinaia degli oltre 11mila abitanti del comune. Il solo borgo medievale della frazione, delizioso agglomerato urbano che si sviluppa intorno al suo sontuoso castello, conta una novantina di abitanti e mantiene ancora l”atmosfera del passato. La via principale, via Solari, e le abitazioni colorate, di via Margherita hanno mantenuto inalterata la struttura medievale della quale è ancora ben visibile la cinta muraria. L”abitato fa da cornice all”elemento caratterizzante del centro, il castello ottimamente conservato.
Tra le altre presenze architettoniche del borgo vi sono il Palazzo Civico, risalente alla fine del XVI secolo, appartenuto ai Torelli e oggi utilizzato per mostre temporanee, e la Chiesa Parrocchiale di San Quintino, dalle forme bizantine all”esterno e classicheggianti all”interno, che custodisce pregevoli opere in terracotta e affreschi del Quattrocento.
Le Leggende:
La Fata Bema:
La bella e affascinante giovane Fata Berma giunge a Montechiarugolo nel maggio del 1593 per esercitare la sua magica arte: indovina e fattucchiera e si esibisce su un palco allestito nel Castello circondato dai boschi dove si reca a caccia Ranuccio Farnese, quarto Duca di Parma che, attratto dalla bellezza e dai poteri della fanciulla, permise alla fata di frequentare il castello, concedendole un salvacondotto per circolare liberamente nel territorio farnesiano. Non passò molto tempo prima che Ranuccio, vinto dal timore di essere stato manipolato tramite un incantesimo, decidesse di liberarsi dell”indovina facendola rinchiudere nella prigione della rocchetta. La fata fu vittima di una lunga e dura prigionia ma venne poi liberata allo stremo
delle forze grazie alla benevolenza del popolo. Rientrata a Montechiarugolo, Bema fu assunta presso la corte dei Torelli per la gestione domestica e la fanciulla e Pio Torelli, figlio dell”illuminato Pomponio e di Isabella Bonelli finirono per innamorarsi. Pio viene accusato di congiura ai danni del Duca e fu giustiziato con altri feudatari nella #Gran giustizia di Ranuccio I” il 19 maggio 1612. Bema, disperata per la morte di Pio, trovò rifugio in una piccola casa nei pressi del castello, occupandosi per il resto dei suoi giorni di dare aiuto a poveri e bisognosi e
benvoluta dalla gente del borgo, terminò serenamente la sua vita a Montechiarugolo, dove ancora oggi appare, gentile fantasma, alle giovani donne alla vigilia delle nozze per istruirle sulla loro nuova vita. Si dice che alla mezzanotte di ogni 19 maggio la Fata Bema torni a manifestarsi nelle stanze del Castello.
PROGRAMMA E ORARI:
Sabato 25 settembre
visite guidate Ore 9:00, 9:30, 10:00, 14:30, 15:00 e 15:30
Ore 11.00:
Inaugurazione delle XXII Giornate Nazionali dei Castelli Consegna ufficiale della bandiera de ‘I Borghi più belli d’Italia’; al Comune di Montechiarugolo Accompagnamento musicale a cura della Montechiarugolo Folk Band ‘TullioCandian’;
Ore 18.00:
Caravan Verdiano: La Traviata, lo spirito di Violetta”
Domenica 26 settembre
Ore 9:00, 9:30, 10:00, 10:30, 11:00, 11:30, 12:00 14:30, 15:00, 15:30, 16:00, 16:30,
17:00 e 17:30
Visite guidate al castello
Informazioni e contatti
Visite al castello: info@castellodimontechiarugolo.it – 0521 686643 / 338 3187911 /
3334575380
Caravan Verdiano: biglietteria@comune.montechiarugolo.pr.it
Locandine e programmi edizioni precedenti:
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