ostacolo costituito da alberi rovesciati per intralciare la marcia del nemico. Era costituita di solito da varie file successive staccate l’una dall’altra, per evitare che un incendio appiccato alla prima potesse distruggere l’intero apprestamento. In alcuni casi, per dare maggiore consistenza all’ostacolo, i tronchi degli alberi venivano legati tra di loro.
apprestamento a carattere provvisorio per la sosta dei reparti. Nonostante la sua provvisorietà, era generalmente protetto da specifici accorgimenti di sicurezza e di difesa (v. àggere).
apprestamento a carattere semipermanente per riparare reparti in sosta.
apprestamento a carattere permanente per l’alloggiamento delle truppe.
sostegno di vario tipo per una bocca da fuoco (v.). A seconda del loro impiego, gli affusti si dividono in mobili o fissi; ognuna delle due categorie si suddivide poi in varie sottocategorie: a. d’assedio, da piazza, da costa, da campagna, e così via.
rialzo in terra, muratura o pietrame eretto a difesa degli accampamenti, tipico della tradizione fortificatoria romana.
termine architettonico per indicare genericamente una sporgenza rispetto alla linea (o filo) di un muro. Nelle fortificazioni tardomedievali è caratteristica la merlatura in aggetto (apparato a sporgere), che dà la massima efficacia alla difesa piombante (v.).
antica macchina d’assalto a bilanciere, con la quale si lanciavano al di là delle mura di una fortezza grossi proiettili, e persino soldati (v. tollenone).
particolare tracciato adottato per le strade coperte o a cielo aperto di una fortificazione bastionata e che permetteva di aumentare il tracciato da tenere sotto tiro.
spazio coperto, generalmente sorvegliato da una torre, situato immediatamente all’interno del portone d’ingresso o del ponte levatoio di una porta fortificata.
parametro fondamentale per la progettazione e descrizione di un’architettura bastionata. È l’angolo formato dal prolungamento ideale delle due cortine poste alla base di un bastione.
zona posta dietro un ostacolo, e quindi defilata rispetto a qualsiasi proiettile.
fortificazione leggera, costruita con materiali diversi (muratura, abbattute, terra) e con mezzi di vario tipo e posta davanti a una linea di difesa, così da costituire il primo ostacolo incontrato dall’assalitore.
fosso antistante il fossato principale, così da raddoppiarne l’efficacia difensiva.
protezione esterna anteposta a un ingresso. È un accorgimento adottato per difendere ulteriormente la porta di una fortificazione smorzando il primo impeto dell’assalitore.
sistema difensivo entrato in uso nel tardo medioevo e consistente nel far sporgere il cammino di ronda in aggetto rispetto alla cortina sottostante, così da permettere la difesa piombante (v.). Restò in uso nel nostro Paese sino alla fine del Quattrocento.
merlatura o camminamento di ronda in aggetto che poggia non su una semplice mensolatura, ma su una successione di archi.
elemento architettonico, usato per collegare le mensole della merlatura in aggetto, ma utilizzato anche talvolta per sostenere direttamente l’aggettatura del cammino di ronda.
feritoia (v.) che consentiva il tiro con l’archibugio.
da “arco” e “buso” = “arcobucato”; fu la prima artiglieria di piccolo calibro. Fuso inizialmente in bronzo, poi in ferro, venne usato come arma per la difesa ravvicinata, per divenire poi con il tempo un’arma portatile. Vi furono a. a corda, a fucile, a fuoco, a ruota, a braccia, da muro, da porta, a canna liscia e a canna rigata, secondo il sistema di sparo adottato o secondo le loro caratteristiche di impiego.
particolare branca dell’architettura, che comprende tutte le costruzioni in cui sono presenti accorgimenti per scopo difensivo.
arciera: feritoia verticale per consentire il tiro con l’arco.
antico strumento militare, atto a scagliare frecce. Consisteva in un pezzo di legno (più raramente in elementi compositi di metallo o di corno) che, curvato a forza tramite una corda fissata alle due estremità, poteva, ritornando rapidamente e violentemente alle condizioni iniziali, scagliare una freccia incoccata alla corda.
antico strumento d’urto costituito da una grossa trave con testa rinforzata, usato per sfondare portali o per sbrecciare muri. Prendeva anche il nome di montone o di gatto (dizione adottata in particolare per indicare una trave montata a bilanciere su una incastellatura o arieti con elementi scorrenti su rulli a cannocchiale entro un castello mobile).
strumento atto ad offendere che sfrutta la sola forza fisica del combattente. Può essere da taglio (una sciabola per esempio) o da punta (pugnale, baionetta, picca). Fino all’avvento delle armi da fuoco fu il principale tipo di arma usata sui campi di battaglia.
strumento di offesa che sfrutta la velocità di espansione dei gas prodotti dalla combustione della polvere da sparo. Questa innovazione, comparsa sporadicamente sui campi di battaglia a partire dal XIV secolo e affermatasi in quello successivo, ha rivoluzionato l’arte militare, poiché è in grado di lanciare proiettili a notevole distanza, arrecando al nemico danni considerevoli, molto superiori a quelli generalmente procurati dalle armi bianche. Le armi da fuoco si dividono in armi portatili e artiglierie.
armeria: deposito di armi, per solito nei sotterranei del castello.
ponte volante con cui si scavalcavano o si assaltavano mura e torri.
applicato all’estremità di una corda, costituiva un usatissimo espediente di lancio per la scalata individuale di torri o muraglie.
officina nelle quali si apprestano navi, ma anche artiglierie o altre armi.
definizione che comprende tutte le armi da fuoco non portatili (chiamate anche bocche da fuoco). Le artiglierie si classificano secondo il calibro (nome che indicava un tempo il peso della palla sparata, e oggi il diametro in millimetri della bocca da fuoco): piccolo (fino a 100 mm), medio (fino a 210 mm), grosso (oltre 210 mm). Un’altra classificazione utilizza come parametro la lunghezza dell’“anima” della canna, misurata in calibri. Abbiamo così: mortai (lunghezza inferiore a 12 calibri), obici (da 12 a 23 calibri), cannoni (oltre 23 calibri). Alla lunghezza dell’anima è legato il tipo di tiro (v.): rispettivamente, molto curvo, curvo o teso. Dall’insieme di queste caratteristiche dipende il diverso impiego (offensivo o difensivo) delle varie bocche da fuoco.
azione militare di attacco a oltranza contro un nemico riparatosi entro una fortificazione (castello, città, linea di difesa).
sistema di attacco contro difese bastionate, ideato nel XVII secolo dal maresciallo francese Vauban e consistente nello spingere contro le difese nemiche linee successive di trincee, che consentono all’assalitore di arrivare a ridosso della fortificazione stando al coperto.
termine tattico militare impiegato, in architettura, per indicare un edificio costruito davanti ad una linea difensiva. In antico, si riferiva a torri di avvistamento e segnalazione. (v. caposaldo).
strumento offensivo con cui si lanciavano saette o quadrelle, sfruttando la forza di un arco di acciaio collocato trasversalmente su un fusto di legno sagomato (teniere). Ne esistevano vari tipi, differenziati secondo il sistema di caricamento (a staffa, a tornio ) o secondo il tipo di proiettili che lanciavano (a bolzone, a noce).
feritoia orizzontale che consentiva l’impiego della balestra.
grossa balestra che si caricava con particolari e ingombranti congegni. Per questo motivo era impiegata, per solito, nella difesa.
antica macchina da guerra con cui si lanciavano dardi a grande distanza e con notevole potenza di penetrazione.
la scienza che studia il movimento dei proiettili.
corridoio aperto, generalmente a sbalzo su mensole di pietra o di legno, molto usato nell’architettura fortificata, dapprima solo a scopi funzionali, poi anche con intenti decorativi.
tipo di proiettile che veniva lanciato con la balestra.
apprestamento difensivo in muratura, a forma pentagonale o a cuore, che sostituì le torri angolari come risposta alla comparsa sui campi di battaglia delle armi da fuoco e delle artiglierie a polvere. Nel linguaggio corrente è sinonimo di bastione (v.), termine che ha finito per prevalere, ma che in origine designava una costruzione in terra e non in muratura.
costruzione avanzata, spesso staccata dalle mura, destinata a difenderne le basi; il termine è spesso usato come sinonimo di rivellino (v.), cioè di opera avanzata posta a proteggere i varchi e le porte della cinta muraria.
massiccio terrapieno su cui venivano installati, a cielo aperto, bocche da fuoco adibite, in genere, al tiro frontale (artiglieria in barbetta). Il nome derivò dal fatto che la fiammata delle artiglierie “faceva la barba” allo spalto antistante.
recinto fortificato, alle volte anche di notevole estensione, annesso al castello vero e proprio e al cui interno erano sistemati alloggiamenti, scuderie, magazzini, ricoveri di fortuna. Serviva soprattutto, in caso di pericolo, come rifugio della popolazione delle terre circostanti. Quando tale recinto è riservato solamente a funzioni militari viene indicato come piazza d’armi.
caposaldo avanzato, a carattere semipermanente, o addirittura mobile, diffuso in Italia dai Francesi nel corso del XIII secolo. Era utilizzato per fortificare luoghi sui quali non era possibile o conveniente costruire una fortificazione stabile, oppure per cingere d’assedio una città: in questo caso si allestivano tante bastide quante ne occorrevano per riparare tutti gli assedianti. Il nome è poi rimasto a numerose località.
sistema difensivo basato sulle mura bastionate (v. bastione e fronte bastionato).
apprestamento difensivo adottato in conseguenza dell’avvento delle artiglierie a polvere, per rafforzare il punto d’incontro di due cortine e, al tempo stesso, per consentire un’efficace difesa fiancheggiante. Di norma era costituito da un vasto terrapieno rivestito in muratura, a pianta pentagonale (due facce, due fianchi, una gola), in asse con la bisettrice dell’angolo formato da due cortine angolate e adiacenti (v. capitale).
insieme organico di più pezzi di artiglieria.
caposaldo mobile sul tipo della bastia (v.) posto a guardia di punti di passaggio obbligato.
anticamente, torre di vedetta in legno, con campana per dare l’allarme. Più tardi, torre mobile per assedio, talvolta munita di ariete oscillante (v. elepoli).
estremità rafforzata del ponte fisso, in muratura o in legno, su cui andava ad appoggiarsi (cioè a battere) l’estremità del ponte levatoio.
mensola sostenente il parapetto del cammino di ronda quando esso era in aggetto, come divenne d’uso alla fine del medioevo nei castelli di architettura più evoluta (il cosiddetto apparato a sporgere). Non di rado nel beccatello si ricercarono effetti decorativi usando materiale diverso da quello delle cortine, in particolare la pietra lavorata: tipico il beccatello in pietra a triplice mensola.
opera leggera in legno o in muratura, sporgente dal filo delle mura, nei punti di maggiore impegno difensivo; oltre a un più facile avvistamento, permetteva una più concentrata difesa piombante. Piccole bertesche munite di feritoie erano spesso utilizzate come guardiole o garitte negli angoli di torri o edifici per consentire anche una buona difesa fiancheggiante.
piccola rocca od opera difensiva avanzata, destinata all’avvistamento. In passato ebbe anche significato dispregiativo, nato dall’essere di solito una fortificazione leggera o addirittura improvvisata alla bell’e meglio, poco adatta a una difesa prolungata ed efficace.
bocca da fuoco: nome con cui si indicano i pezzi di artiglieria (v.)
Il termine poteva indicare 1) un particolare tipo di saetta lanciata con balestre a bolzoni; 2) una trave per mezzo della quale, con particolare sistema di verricelli, si manovrava il ponte levatoio (v.), e che andava a incastrarsi in apposite scanalature ricavate nelle mura. Spesso le sedi dei bolzoni sono oggi l’unica traccia visibile di un’antica architettura fortificata.
grossa palla di ferro, cava all’interno e ripiena di materiale esplodente, sparata con mortai nel corso degli assedi per distruggerne le fortificazioni interne, meno protette, della piazzaforte. La bomba aveva un foro (occhio) per mezzo del quale si introduceva la carica, che poi si turava con una spoletta, alla quale si dava fuoco un attimo prima di sparare il colpo.
macchina bellica con cui, prima della invenzione delle armi da fuoco, si scagliavano pietre, saette e fuochi. Dopo l’invenzione delle armi da fuoco, divenne nome generico di ogni artiglieria.
prima significò vano delle mura per cui venivano lanciati i proiettili delle bombarde (v.); poi indicò la feritoia per i cannoni: in questo secondo senso fu il nome primitivo con cui si indicò quel particolare architettonico poi noto come cannoniera o troniera (v.).
nella terminologia tedesca, da cui proviene (Burg) ha il significato di residenza signorile fortificata o di agglomerato urbano dentro mura castellane; nella terminologia italiana non si riferisce mai a un edificio ma sempre a una realtà urbana, sia pure piccola.
sinonimo di borgo feudale.
è l’esatto corrispondente del Burg tedesco. Si tratta di un agglomerato urbano che venne a formarsi intorno al castello, in fasi successive, ed entro successive cinte murarie. I suoi abitanti si dissero masnadieri (dall’espressione latina “in manso nati”), per distinguerli dai “servi della gleba”, e finirono per costituire la classe sociale più attiva dell’epoca feudale, in quanto comprendeva artigiani, commercianti, piccoli proprietari di terreni allodiali, insomma coloro che divennero protagonisti della civiltà comunale.
raddoppio esterno e basso delle mura di una fortificazione; costituì spesso un camminamento di ronda aggiunto, in funzione di avvistamento, di protezione antimina e di piattaforma per il tiro radente. Fu adottata soprattutto nei primi tempi d’impiego delle armi da fuoco.
apertura praticata per mezzo delle armi nelle mura di una fortezza o di una cinta muraria.
congegno con cui si lanciavano proiettili nei castelli assediati, prima dell’invenzione delle armi da fuoco. Corrispondeva all’antica catapulta romana.
vecchio natante ormai in disarmo che veniva scagliato contro navi nemiche per affondarle o contro fortificazioni portuali per aprirvi brecce.
ostacolo e trabocchetto per il nemico avanzante e consistente in un pozzo profondo, con la base più stretta nel fondo e con uno steccone appuntito piantato nel centro. Le bocche di lupo venivano solitamente scavate in tre o quattro filari, disposti a scacchiere, sul fondo del fossato della fortificazione.
foro a sezione rotonda o quadrata lasciato nella struttura delle mura e delle torri allo scopo di servire per le riparazioni, ma soprattutto per facilmente protendere incastellature o sbalzi occasionali per la difesa.
vano ricavato tra i beccatelli (v.) dell’apparato a sporgere. Da questo vano si facevano piombare sugli assalitori pietre, dardi, oppure acqua, olio o pece bollenti.
è il nome dato alle “cosce” degli affusti per le artiglierie (v.).
diametro di una bocca da fuoco. Di solito è espresso in millimetri (v. artiglieria).
spazio ricavato nello spessore delle mura, verso l’interno della fortificazione, in corrispondenza di una feritoia, di una troniera o di una cannoniera e utilizzato per il movimento dei serventi dell’arma.
strato di rivestimento di vario tipo aggiunto sull’esterno dei terrapieni di una fortificazione con lo scopo di attutire la potenza d’urto e di penetrazione dei proiettili in arrivo o di consolidare la superficie del manufatto contro erosioni o danni provocate dal tempo e dalle intemperie.
stradina interna, corrente lungo le mura dei castelli, allo scopo di agevolare lo spostamento dei difensori da un punto all’altro delle mura stesse.
passaggio ricavato inizialmente sullo spessore delle mura, poi mediante mensolatura in aggetto, subito dietro il pettorale o parapetto (v.), e che consentiva ai difensori di effettuare un costante controllo interno ed esterno del circuito difensivo mediante passaggi regolari di pattuglie (ronde). Attraverso le caditoie (v.) praticate nella sua parte in aggetto serviva anche per realizzare una difesa piombante (v.) su tutto il perimetro murario.
zona difesa con fortificazioni permanenti reciprocamente collegate, così che i difensori potevano passare al coperto dall’una all’altra, servendosi di trincee o camminamenti coperti.
bocca da fuoco che si distingue dagli altri per il suo tiro teso, nonché per la lunghezza della sua “anima”: in genere oltre 23 calibri. Perciò i suoi proiettili hanno notevole efficacia di penetrazione. Si trova citato per la prima volta in un documento del Comune di Firenze del 1326.
grossa feritoia angolata ricavata in casamatta o in barbetta per consentire l’impiego di una bocca da fuoco. Quasi sempre la “tromba” della feritoia aveva un doppio sguancio (interno ed esterno) con arrotondamenti antischeggia praticato nei merloni laterali. La porzione di parapetto anteriore che ne limitava il piano si chiamava “ginocchiera” perché costituiva un valido riparo per le ginocchia dei cannonieri.
sinonimo di caponiera (v.), quando la costruzione era situata a fianco e sul prolungamento del piede del bastione.
bisettrice dell’angolo costituito da due cortine adiacenti ed angolate, sulla cui direttrice è innestato il bastione (v.)
opera difensiva praticata dentro il fossato, per consentire il passaggio coperto dal recinto principale alle opere di difesa esterne: di qui il nome, derivato dalla sua funzione di “coprire il capo” di coloro che vi passavano. Talvolta aveva le funzioni della casamatta, consentendo il tiro radente sul fossato. Spesso prolungava i piedi del bastione.
elemento tattico campale, che rientra nell’architettura fortificata quando ha carattere permanente. In questo caso è di solito costituito da una torre per avvistamento e segnalazione.
particolare denominazione del corno (v.)
antica denominazione delle buche che venivano praticate davanti alle porte, di là del fossato, per opporre un ulteriore ostacolo agli assalitori. Il nome può giustificarsi con l’ipotesi che in tali buche fosse raccolto del carbone che, acceso, poteva costituire un ostacolo difficilmente sormontabile.
edificio signorile urbano pubblico o privato, fortificato in genere con sporti e merli.
edificio dotato di alcuni accorgimenti fortificatori (per esempio, finestre strette a feritoia, porta sopraelevata, piombatoie sugli ingressi, eventualmente merlature) e capace di contenere un certo numero di difensori in grado di offrire una prima resistenza agli assalti nemici.
apprestamento difensivo coperto, ricavato dietro e dentro le mura e utilizzato per la difesa radente; era dotato di larghe feritoie orizzontali, in maniera da consentire un largo settore di tiro o un tiro a sezione prestabilita. Talvolta si trovano anche casematte articolate, a più piazzole o a più piani: questi tipi erano usati specialmente per la difesa radente dei fossati.
nome frequentemente attribuito, soprattutto nelle regioni dell’Italia peninsulare, al mastio (v.); sinonimo talvolta di torre con funzioni di vedetta e controllo (soprattutto di uno specchio di mare).
ufficio del governo o autorità del castellano.
raro sinonimo di castellania (v.)
Il termine, derivato da “castellum”, diminutivo tardo del latino “castrum”, accampamento o luogo fortificato, è diventato per la sua diffusione sinonimo di “architettura fortificata”, pur indicandone un tipo specifico e storicamente delimitato.
castellologia o castellogia: scienza che studia i castelli, e in generale le architetture fortificate.
tipo di insediamento difensivo, anche non permanentemente abitato, caratteristico dell’età del Bronzo o del Ferro nei territori della fascia alpina e nordappenninica. È solitamente posto sulla sommità di un colle staccato dagli altri da una insellatura ed esposto a mezzogiorno. La fortificazione consiste generalmente in un recinto circolare, costruito in terra o a secco usando pietra locale.
complesso architettonico fortificato, atto a difendere la dimora di un nobile o comunque di una autorità riconosciuta. Inizialmente la funzione residenziale si unisce a quella militare; col tempo in alcuni esemplari hanno finito per prevalere gli aspetti residenziali, fino alla trasformazione in residenza signorile (spesso, soprattutto in alcune regioni, ancora chiamata “castello”) o in villa. In altri casi ha prevalso la funzione militare, con la creazione di rocche e poi di forti. Numerosi i derivati dal nome principale: castella,
1) nel linguaggio bellico medievale indicava una macchina da guerra innalzata lungo le mura per lanciare dardi all’interno del castello o piazza assediata; 2) per estensione, qualsiasi opera fortificata che risulti più elevata di un’altra facente parte dello stesso complesso; 3) più restrittivamente, le opere di questo tipo che nei primi tempi dell’architettura bastionata si realizzavano sull’asse dei bastioni o delle cortine nell’intento di “comandare”, con il loro fuoco, gli stessi bastioni o cortine. Vennero gradualmente abbandonati man mano che la loro sagoma troppo sporgente li rendeva più pericolosi di quanto la loro posizione dominante non li rendesse utili.
ostacolo a forma di barricata con spunzoni metallici rivolti verso il nemico. Sistemato sul terreno piano, costituisce un formidabile ostacolo contro le azioni di cavalleria e di fanteria. Nato all’assedio di Groninga, nel 1658, ricevette dalla regione in cui si trova la città, la Frisia, il nome, che oggi viene esteso, più o meno giustamente, a indicare ogni ostacolo basato su spunzoni lignei e metallici, eventualmente rinforzato con filo spinato.
elemento architettonico proprio dei conventi o monasteri ma che venne adottato anche nei castelli, per ingentilire la zona residenziale. In questo caso è più corretto indicarlo con il nome di cortile (porticato o loggiato) (v.).
complesso difensivo intorno ad un castello, a una terra murata, a una città murata. Poteva essere semplice (una sola cinta) o multipla (più cinte murarie, per solito tre, raramente cinque).
linea o fosso continuo eretto dagli assedianti all’esterno del proprio campo, cioè verso la campagna, per impedire ogni azione di alleggerimento o di rifornimento degli assediati da parte di soccorsi esterni. Nell’epoca dell’architettura bastionata (XVII/XVIII secolo) si provvide a normalizzarne dimensioni e caratteristiche: di regola era profonda 7 piedi, larga 12 e munita di parapetto e fortini. Da non confondere con la controvallazione (v.), che era invece rivolta verso la fortezza assediata.
essenziale elemento di logistica castellana destinato al rifornimento idrico del castello e consistente in un deposito (di solito in muratura) nel quale veniva raccolta e conservata acqua piovana o sorgiva.
città munita di cinta muraria bastionata: una condizione verificatasi solo dopo il XVI secolo. Non è perciò da confondere con la dizione terra murata (v.).
“fortezza nella città, o vicina, assai grande”: così il Tommaseo. Per altri: piccola fortificazione nella città, per sedare eventuali tumulti o insurrezioni. Sono da distinguersi le cittadelle medioevali, basate sulla compartimentazione tramite mura del tessuto cittadino, con scopi prevalentemente interni, da quelle tardorinascimentali e barocche (seconda metà XVI/XVIII secolo) basate su impianti bastionati a stella e aventi essenzialmente funzioni di difesa contro il nemico esterno.
riparo in muratura (v. rivellino), solitamente a forma di mezzaluna, anteposto alle porte del castrum romano.
parte posteriore degli affusti (v.), quella che poggia a terra.
particolare denominazione del corno (v.).
artiglieria ad avancarica più lunga, più grossa e di maggiore portata dei cannoni ordinari; lanciava palle pesanti fino a 12 libbre. Ne esistevano vari modelli, i più consueti dei quali erano la colubrina bastarda (più piccola) e la colubrina straordinaria (più potente, con una lunghezza dell’anima variante da 32 a 41 calibri). Il nome deriva probabilmente dall’usanza frequente nel Cinquecento di decorare simili pezzi con raffigurazioni di serpenti (“coluber” in latino).
un’opera fortificata “comanda” un’altra allorché la sovrasta in altezza o può prenderla sotto il tiro delle proprie armi, generalmente da tergo, cioè dalla parte meno protetta. Un parapetto domina il terreno esterno; un muro può dominare il parapetto; un mastio può dominare la cinta muraria. Lo scopo è quello di avere ulteriori (e favorevolmente disposti) punti di resistenza allorché la prima linea di difesa abbia ceduto, o, nei casi più semplici, di sfruttare a fini difensivi i vantaggi altimetrici offerti dal terreno o predisposti dall’abilità del progettista.
istituzione politica diffusasi in Italia tra l’XI e il XIV secolo. Significativa dal punto di vista fortificatorio perché provocò il formarsi delle terre murate (v.).
muro con cui si rafforzava la base di una fortificazione per meglio sostenere la spinta del terrapieno retrostante e al tempo stesso per rendere il tutto più resistente ai colpi di artiglieria.
nel fronte bastionato, opera esterna di rinforzo e di raddoppio del bastione; aveva una sezione a V con facce parallele (ma più basse) a quelle del bastione.
opera sotterranea, realizzata dai genieri di una fortezza assediata per controbattere le opere di mina del nemico. Può esservi ricavata una camera di scoppio il cui brillamento provoca la rovina della mina nemica.
muro che chiudeva il fosso dalla parte della campagna, cioè dal lato opposto alla scarpata delle mura.
linea continua disposta dall’assediante tra il suo campo e la fortezza assediata per difendersi da eventuali sortite degli assediati. Da non confondere con circonvallazione (v.) che era invece la linea di difesa verso attacchi provenienti dalla campagna.
opera in terra realizzata per la difesa delle facce dei bastioni.
espediente architettonico adottato sull’esterno dei parapetti o dei merli per impedire lo scivolamento o il rimbalzo dei proiettili lanciati dal basso.
opera di rafforzamento dei punti più deboli ed esposti di un complesso difensivo: per solito si appoggiava ai rivellini (v.) e costituiva una controguardia (v.) chiusa ed avanzata. Per la sua planimetria venne detto anche cappello da prete o coda di rondine.
complesso difensivo simile al corno (v.), costituito da due o tre rivellini collegati tra loro.
v. camminamento di ronda.
v. camminamento di ronda.
elemento sociale caratteristico della vita castellana e costituito dal seguito del signore. Derivante dal tardo latino curtis, residenza agricola signorile autosufficiente (e nel tardo Impero di solito fortificata), che fu spesso (in Francia soprattutto) alla base della successiva evoluzione feudale della società.
spazio interno a una costruzione, racchiuso tra mura o corpi di fabbrica. Costituiva spesso il cuore del castello, e la sua vitale area di disimpegno tra le varie sezioni. Era anche spesso la parte architettonicamente più prestigiosa ed elegantemente decorata.
piccolo cortile ricavato subito dopo l’ingresso del castello, dove, con diversi accorgimenti, si conteneva l’urto di eventuali assalitori che fossero riusciti a forzare l’ingresso. Per penetrare nel castello vero e proprio occorreva di solito superare una seconda porta, sfalsata o angolata rispetto alla prima e generalmente protetta da fortificazioni ai lati. Qualche volta il cortile d’armi prende la forma di galleria o di galleria ad andirivieni, cioè angolata, con caditoie nella volta, feritoie sui fianchi e con trabocchetti nell’impiantito. Il cortile d’armi serviva anche per organizzare eventuali sortite in controffensiva. Il nome fu successivamente dato anche al cortile interno dove si svolgevano le esercitazioni della guarnigione.
parte di mura compresa tra due torri o due bastioni successivi. Elemento essenziale di ogni fortificazione, in quanto ne stabilisce il perimetro che deve essere difeso.
in origine, prestazione personale richiesta dal feudatario ai suoi servi della gleba, in particolare per la costruzione delle fortificazioni; indicò in seguito, per estensione, personale adibito alle pulizie all’interno del castello e, poi, delle caserme.
freccia con punta allargata in due lati taglienti.
accorgimento tipico dell’architettura fortificata consistente nel nascondere alla vista o nel sottrarre ai colpi del nemico una costruzione, o qualsiasi cosa possa attirare la sua attenzione, coprendola con un opportuno riparo.
1) sistema difensivo, usato già in epoca preistorica, consistente nel sagomare in pianta le mura di una fortificazione secondo una serie di rientranze e salienti. Ciò per impedire il cosiddetto tiro di infilata (v.) da parte degli assalitori e per consentire al contrario un’agevole azione di difesa fiancheggiante (v.) da parte degli assediati; 2) decorazione di una superficie muraria, solitamente in mattoni, tipica dei castelli tardomedievali di alcune zone d’Italia (particolarmente Piemonte, Liguria e Lombardia) e consistente in fasce successive di mattoni disposti a formare un disegno dentellato.
mura interne di una fortezza erette allo scopo di creare una compartimentazione del complesso difensivo, così che in caso di cedimento di una parte delle difese si potesse contrarre il fronte abbandonando la sola porzione forzata dal nemico e continuare la resistenza nella porzione rimanente.
ogni metodo difensivo che si opponga all’assalto nemico non aspettandolo dietro le mura, ma contrastandolo durante l’avvicinamento e al momento dell’assalto.
metodo di difesa volto a difendere una fortificazione mediante il fiancheggiamento (v.), cioè con un tiro d’infilata che cogliesse gli assalitori sul fianco. Per ottenere questo risultato si costruivano torri sporgenti dal filo delle mura, così da poter effettuare tiri paralleli alle cortine.
consiste nello spostare un nucleo di difensori da una parte all’altra del fronte difensivo, concentrandoli là dove più se ne avverte la necessità. Per poterla attuare con efficacia era essenziale disporre di veloci comunicazioni tra le varie parti della fortificazione, mediante cammini di ronda continui o gallerie coperte che collegassero le varie opere difensive.
è quella che si affida unicamente alla protezione offerta dalla distanza, dalla inaccessibilità e dallo spessore delle fortificazioni, senza contrastare il nemico.
tattica difensiva tipica nell’epoca delle armi bianche, basata essenzialmente nel lancio contro gli assalitori di proiettili solidi o liquidi (pietre, oppure acqua, olio, pece o sabbia bollenti). Per attuarla era fondamentale disporre di una posizione sopraelevata rispetto al nemico, ottenuta scegliendo un luogo naturalmente alto o elevandosi dal terreno tramite manufatti architettonici (mura, torri).
tipica difesa attuata con l’impiego delle armi da fuoco, mediante tiri il più possibile vicini o paralleli al piano di attacco (v.) o piano di campagna (v.), cioè impiegando le armi con quello che si dice “alzo zero”.
parte residenziale del castello feudale. Detta anche sovente (soprattutto nell’Italia nordorientale) palazzo baronale.
liste di ferro con cui (come nelle botti) si componeva l’anima delle bombarde; le liste erano tenute insieme da anelli di ferro.
francesismo (da “donjon”, a sua volta dal latino “dominium”, pronunciato alla francese, “dominiòm”) per mastio (v.). È utilizzato tuttavia con diversa sfumatura di significato: indica infatti (in particolare in Piemonte o in Lombardia) un castello costituito da una grossa torre racchiudente in sé funzioni di abitazione, difesa e magazzino tipiche di un castello (Serralunga d’Alba, Carbonara Scrivia).
termine arcaico per indicare la torre mobile d’assedio, arma principale dell’assedio all’epoca delle armi bianche. La torre, spinta contro le mura della fortificazione, ne permetteva prima il dominio col tiro e poi l’attacco, attuato solitamente con passerelle volanti o con ponticelle mobili a battente.
ponte situato al secondo piano delle torri d’assalto, per mezzo del quale gli assalitori potevano assaltare le mura all’altezza della merlatura.
parte costitutiva del bastione.
lunga lancia che veniva lanciata al di sopra delle mura, a mano o con baliste, per provocare incendi all’interno del castello, in quanto alla sua estremità si appiccavano fuochi lavorativi.
artigliere del XVI secolo che si differenziavano per potenza. Il primo lanciava palle di ferro di 6-9 libre, il secondo palle di 3-4 libre. Il falcone si chiamava anche mezzo sagro.
V. braga.
quantità di fascine ammassate alla rinfusa o legate a fasci che venivano usate per fare ripari (trincee) o per riempire fossati.
fessura ricavata nelle mura per poter bersagliare gli assalitori senza esporsi. A seconda dei suo specifico impiego si chiamava: arciera, balestriera e archibugiera, ma esistevano anche feritoie composite che consentivano l’impiego di due o tre diverse armi.
tiro effettuato lungo il filo esterno delle mura in maniera da colpire di fianco chiunque avesse tentato di assalire il castello, con risultati ovviamente più efficaci del tiro frontale. Segnò una evoluzione nei sistemi difensivi.
parte costitutiva dei bastione
tiro effettuato dall’alto su un assalitore. Si contrapponeva al tiro radente, di cui aveva minore efficacia.
inesistente, o quasi, nei più antichi castelli feudali, venne adottata, ma solo verso i cortili interni, in epoca successiva, finché con i castelli dei Signori e di Principi, divenne motivo architettonico di preminente importanza estetica.
edificio per solido bastionato ed esclusivamente difensivo (non residenziale); si cominciò a costruire dal XVIII secolo, lontano dalle città, a dominio di vallate, di importanti vie di collegamento, o a caposaldo di linee di resistenza prestabilite.
termine più recente di forte (V.) e anche di significato più vasto in quanto la f. comprende caserme, deposito, polveriere, magazzini, ecc.
arte di costruire, attaccare e difendere una piazza. Poteva essere, perciò, attiva o offensiva quando era rivolta a condurre un assedio, passiva o difensiva quando era rivolta a difendere una piazza.
canale scavato intorno a un castello o ad una fortificazione, tra la scarpa e la controscarpa, per accrescerne le possibilità difensive. 2 evidente come esso fosse possibile per fortificazioni in pianura: nel caso, si provvedeva a deviare il corso di un fiume. Poteva aversi f. aperto, visibile, o f. allagato, o f. asciutto, f. a secco, o f. allagabile o a manovra d’acqua, e anche f. cieco, coperto da canne o fascine, a guisa di trabocchetto.
1 – V. lunetta; 2 – proiettile costituito da una asticella con punta di ferro e con coda alettata (per meglio guidarne la traiettoria), che veniva lanciata con l’arco. Si distingueva in strade, versetto, quadrello, dardo (V.).
sistema difensivo basato sulla bastionatura di città.
- fronte bastionato, realizzato in Italia.
criterio di bastionatura secondo l’«Addizionale Erculea» di Ferrara, progettata da B. Rossetti nel 1497.
è la denominazione di grandi linee di fortificazioni adottate anche di recente (Linea Maginot, Linea Sigfrido, Linea Gotica, ecc.).
sistema difensivo ideato dal Landsberg (1670-1746).
arma da fuoco portatile, a canna lunga, che divenne di adozione universale.
«di cui si è perduto il segreto. Era più terribile del cannone». Si lanciava da lontano con macchine adatte, ed era inestinguibile.
canaletto centrale ricavato nel fondo dei fossati per consentire, in tempo di pace, una economia d’acqua.
torretta di legno per avvistamento
trincea speditiva fatta con gabbioni (più tardi con sacchetti) pieni di terra o di pietrame.
cilindro senza fondo, di giunchi o di rete metallica, che, riempito di terra o pietrame, veniva utilizzato per fare trincee o spalti o gabbionate.
condotto sotterraneo o coperto, per collocare mine o per rilevare gallerie fatte dal nemico, o per consentire un sicuro e segreto trasferimento da un settore ad un altro dei fronte difensivo. La g. fu elemento architettonico consueto nei castelli, per gli ingressi, i camminamenti. gli accessi alle balestriere o alle arciere, per assicurare comunque l’afflusso di armati nei punti cruciali della difesa
posto all’estremità di una corda costituiva strumento di lancio per consentire la scalata individuale di una muraglia.
bertesca sporgente dalle mura, per avvistamento o per combattimento dall’alto, con le armi bianche. Poi torretta posta agli angoli salienti delle fortificazioni. Infine posto di riparo per sentinelle.
torre mobile per assedio, per solito era munita solo di balestriere.
tipo di ariete, di notevoli dimensioni, che veniva usa-to al coperto su incastellatura mobile.
mensola sporgente sotto il piano di ronda e davanti alla merlatura, per consentire ulteriori apprestamenti difensivi in legno, a integrazione di quelli già esistenti.
specializzazione militare, poi arma preposta alle fortificazioni.
distanza raggiungibile da un proiettile comunque lanciato: a mano, da un mezzo meccanico o da un’arma da fuoco.
il termine descrive l’esibizione di un singolo contro un bersaglio inanimato o un avversario. L’obiettivo principale è quello di dimostrare l’abilità e la precisione, nel maneggio delle armi e nella conduzione della propria cavalcatura, attraverso alcune tipologie di scontri armati che si svolgono a cavallo e a piedi. Generalmente nella G. si affronta l’avversario cercando di evitare una conclusione cruenta dello scontro.
V. camminamento di ronda.
passo per il quale si accedeva al bastione o alla torre dei complesso difensivo. Per questo motivo la g. era per lo più aperta, cioè vuota, appunto per consentire un facile passaggio di uomini e di materiali. Gola del puntone sec. XV.
proiettile esplodente che veniva utilizzato, a seconda delle tipologie, a mano o con l’utilizzo di armi individuali e/o artiglierie di vari tipologia e calibro. Le G., inizialmente di forma sferica, potevano essere realizzate in ferro, ghisa, terracotta e vetro, e potevano contenere: polvere da sparo, shrapnel, sostanze velenose, etc.
bertesca sporgente per l’avvistamento o per il combattimento dall’alto. V. garitta
termine proprio della messa in opera di incastellature aggiuntive nella difesa del castello. Ci si serviva, per questo, di gattoni (V.) predisposti.
V. camicia
usato soprattutto nella locuzione fuoco d’infilata, indica il fuoco diretto lungo una linea di muro in modo da «radere» il muro stesso, colpendo sul fianco il nemico che si sta avvicinando.
specializzazione sorta verso il XVII-XVIII secolo, che studia e realizza le fortificazioni.
punto debole del castello e di ogni opera fortificata: quello per il quale, in ogni tempo, sono stati studiate realizzati particolari accorgimenti architettonici e militari per garantirne la migliore impenetrabilità e difesa.
V. circonvallazione.
allineamento delle fortificazioni erette a difesa di un fronte; oppure, in anticd, criterio adottato per la realizzazione di un sistema difensivo.
apprestamento difensivo lineare, proprio della guerra di posizione; ma può essere anche un apprestamento speditivo.
terreno compreso fra due cinte murarie successive (in genere tra la seconda e la terza). Quando rimaneva privo di sovrastrutture veniva utilizzato per tornei e gare. Di qui il detto «scendere in lizza».
riparto in legno che veniva posto fra merlo e merlo, a copertura dei tiratore appostato. V. anche mantelletta .
opera addizionale dei sistema difensivo bastionato: si inseriva come seconda controguardia al di là dello spalto, spesso con un raddoppio di strada coperta. Serviva come avamposto o per incrementare l’azione di fiancheggiamento degli assediati; veniva chiamata anche freccia (V.).
ferro a guisa di tenaglia o di gancio posto all’estremità di una corda con cui gli assediati, dall’alto delle mura, cercavano di afferrare l’ariete per rovesciarlo o comunque per impedirne l’azione.
cinta muraria principale o primaria, nelle cinte multiple. Si indicò poi la presumibile direttrice d’attacco del nemico, ricavandola dall’asse di simmetria che dalla piazza d’armi-passava per la metà di una cortina.
macchina con cui si scagliavano pietre o altro nell’interno del castello o comunque al di là di una cinta muraria.
francesismo per castello signorile di campagna; o castello di feudatario minore, o castello dall’aspetto particolarmente cupo.
fascio di scope o di canne con cui si rendeva più solido il terrapieno.
riparo mobile incernierato tra merlo e merlo per riparare il tiratore ivi appostato. Più tardi si chiamò con questo nome anche il riparo in panconi, anche rivestiti di lamiera, posto su ruote o su carrelli mobili, utilizzato come scudo per l’avvicinamento alle mura avversarie da parte di guastatori o minatori.
portello mobile in legno, rivestito anche di strisce di ferro, incernierato in alto, che chiudeva la troniera ricavata sui bordi delle navi. Ma si trovava disposto anche tra i merli nelle difese terrestri. Veniva alzato, al momento del tiro, con un paranco azionato da corde, dette «amanti».
V. scorpione.
frecce incendiarie.
reparti irregolari sorti durante l’epoca comunale costituiti dai residui castellani e dagli abitanti dei borghi sperduti sulle montagne, dove sopravvivevano le istituzioni feudatarie. Con la masnada il signore di questi sperduti castelli si poneva al servizio dei Comuni per modeste imprese belliche, non di rado prendendo spunto da questo episodio per inserirsi stabilmente nella vita comunale. Com’è evidente le masnade preludono alle compagnie di ventura, e i signorotti che le comandavano ai futuri Signori.
abitanti del borgo feudale poi componenti della masnada. Da loro il termine ha acquisito significato di spregiudicatezza e scaltrezza.
la parte più elevata e centrale del castello, in genere costituita da una robusta torre.
sinonimo di merlone (V.).
insieme dei merli disposti su torri o cinte murarie.
espediente murario delle parti superiori delle mura castellane e delle torri ben noto sotto il profilo iconografico. Consisteva in una simmetrica interruzione della muraglia, dietro la quale riparava il tiratore per defilarsi dalla reazione avversaria. Si è detto guelfo o ghibellino a seconda che terminasse pari o a coda di rondine; ma la denominazione non ha sempre corrisposto alla fazione dei castellani. Altre e diverse fogge furono adottate a seconda dei luoghi: a triplice dentatura, a fiore, a piramide, a semicerchio (per cui l’insieme dei merli fu detto anche trina, pizzo, risalto). Nei più antichi castelli feudali il merlo era ricavato a filo con la parete esterna della muraglia; in seguito fu ricavato su mura in aggetto, per consentire una più efficace difesa piombante. Si costruì anche rastremato, a doppio spiovente; con cordoli o comici per impedire lo scivolamento delle frecce o delle saette; con feritoie.
parapetto fra due troniere o cannoniere. Si distingueva dal merlo per il suo spessore e per essere stondato onde non consentire un facile impatto ai proiettili di artiglierie avversarie. Era detto anche dado e melone.
nel sec. XV consisteva in un rivellino a pianta semicircolare. Nel XVI secolo un rivellino a pianta triangolare verso il nemico, semicircolare verso l’interno; poi finì per indicare un rivellino (triangolare o meno) anteposto alla cortina nel sistema bastionato.
corda fatta di stoppa e di vecchie corde battute che si faceva bollire in acqua con zolfo e nitro polverizzati, per cui prendeva fuoco facilmente e lo manteneva. Con questa corda si dava fuoco alle mine e alle artiglierie.
tecnica ossidionale caratterizzata dallo scavo di una galleria (galleria di mina) allo scopo di creare una cavità sotto le fortificazioni nemiche. Le galleria veniva puntellata per sostenere il peso delle fortificazione sovrastante. Una volta completata si riempiva la cavità con materiale incendiario o esplosivo e si applicava il fuoco con il risultato di creare un crollo delle mura. A volte si continuava a scavare la galleria, oltre le cortine difensive, al fine di penetrare all’interno della roccaforte allo scopo di aprire le porte all’esercito assediante pronto all’attacco. L’utilizzo di questa tecnica fu ampiamente utilizzato tanto da sviluppare tecniche di “contromina” per la ricerca delle gallerie nemiche. Ben presto, con la diffusione del fronte bastionato, le fortezze furono dotate di galleria di “contromina” , organizzate su vari livelli e distanze, allo scopo di contrastare anche le batterie d’artiglieria ossidionali.
nella nostra nomenclatura era colui che sapeva fare gli scavi necessari per un buon esito della mina.
termine indicato per definire le scorte di cibo, materiali ed armamenti conservati in presidi militari, rocche e fortezze.
sinonimo di gatto (V.).
artiglieria caratterizzata da un tiro curvo e dalla limitata lunghezza della canna che, inclinata con una angolazione generalmente superiore ai 45°, permette di raggiungere obiettivi che non possono essere colpiti dal tiro di pezzi d’artiglieria a tiro diretto, in quanto posti dietro ostacoli verticali. Il M. è generalmente utilizzato per il lancio di proietti esplodenti a bassa velocità.
il termine indica la più grossa e potente arma da fuoco portatile, derivata dalla “cerbottana”, in uso tra la fine del XV sec. e la fine del ‘700. Il M. fu dotato di vari meccanismi di accensione ma quello più diffuso per la sua economicità fu sicuramente quello a “miccia”. La maggior parte di queste armi erano dotate di una forcella per sostenerne il peso durante il puntamento e lo sparo. Esistevano anche tipologie di M. di grandi dimensioni, denominati “moschettoni”, “moschetti doppi” e “spingarde”, utilizzati sulle navi e sugli spalti delle fortificazioni. Con il termine M. vennero denominate anche armi da fuoco ad acciarino o moderni fucili a ripetizione ordinaria.
un tumulo, naturale o artificiale, sormontato da un recinto, da una palizzata o da una fortificazione più complessa (una torre di solito), tipica dell’architettura fortificata normanna.
elemento costitutivo del castello e delle cinte fortificate. Alla primitiva semplice cinta muraria fecero seguito cinte murarie multiple e complesse.
aggettivo sostantivato per indicare la cittadella o il mastio di una fortezza.
piccola macchina da guerra che serviva per tenere al riparo coloro che colmavano di terra, pietre o fascine i fossati intorno ai castelli.
particolare proiettile di legno, a forma ovale, che veniva lanciato con le balestre.
antica macchina da guerra che lanciava pietre, più potente e distruttiva della catapulta.
terrapieno aggiunto all’esterno del bastione per coprire meglio il fianco. Smusso arrotondato dell’angolo tra fianco e faccia del bastione. Serviva a coprire le cannoniere del fianco che risultava, in questo caso, «ritirato».
mortaio fuso con basamento e installato su navi, particolarmente idoneo per bombardare dal mare le città.
per molto tempo è stato questo il nome del proiettile lanciato con le artiglierie, e ciò in considerazione della sua forma sferica. Inizialmente di pietra, poi di ferro, si distingueva per il peso, per solito indicato in libbre. Si distingueva a seconda dell’uso e per particolari caratteri costruttivi in: p. a fuoco, p. fasciata, p. fumifera, p. incendiaria, p. luminosa, p. messaggera, p. rovente o arroventata, p. sciolta, p. vuota, p. a due teste, p. incatenata, p. ramata, p. medicata.
proiettile lanciato con le balestre.
riparo in terra, parallelo alla linea di difesa, per difendersi dai colpi di rovescio.
linea di attacco consistente in successive linee fortificate parallele alle cortine del castello o del forte da espugnare e corrispondenti ad altrettante linee di artiglieria. In genere erano almeno tre.
muretto esterno del camminamento di ronda, per il quale avevano riparo i soldati di ronda. Sul parapetto erano innalzati i merli.
elemento architettonico decorativo di grande importanza nel castello-reggia.
traversa distribuita sulla parete esterna delle cortine per diminuire gli effetti dei tiri d’infilata del nemico.
macchina da guerra per scagliare sassi o minuti proiettili.
macchina ideata dai Saraceni con la quale venivano lanciate pietre al di sopra delle mura dei castelli.
grande scudo utilizzato dalle genti d’arme a piedi. In legno ricoperto da corame e tela, il P., aveva, nella tipologia all’italiana una forma trapezoidale, leggermente convessa, con la base maggiore rivolta verso l’alto, mentre era dotato, nella tipologia d’oltralpe, di un alloggiamento per fissarlo ad un palo, conficcato nel terreno. Costituiva un riparo al “pavesario” ed ai tiratori con armi da corda e da fuoco. Fu utilizzato dalla fine del Duecento alla metà del Cinquecento.
congegno da fuoco di particolare impiego, in quanto destinato a provocare danni limitati.
lo stesso che parapetto (V.).
in gergo militare è termine generico per indicare luogo fortificato.
terrapieno su cui veniva messa in postazione un’arma particolarmente pesante (artiglieria).
recipiente pieno di catrame o di altro che veniva usato per illuminare i fossi e le mura durante la notte in maniera da impedire improvvisi assalti dei nemici.
(tiro) sinonimo di ficcante (V.).
elemento cardine dell’apparato a sporgere, cioè di quella sporgenza posta in cima alla cortina che consentiva di far
cadere attraverso apposite buche (le piombatoie, appunto) proiettili di ogni genere, per gravità, sulla testa del nemico sottostante.
arma da fuoco corta della quale esistono molte varietà: a ruota, a pietra, a tamburo, etc. Il nome sembra provenire da “pistoletto”, ovvero piccolo “pestello” dalla forma delle antiche canne che presentavano un maggiore spessore alle estremità.
antica macchina con cui ci si avvicinava, al coperto, alle mura avversarie.
polvere di cui si sfrutta la fulminea capacità di espansione nelle mine o nelle armi da fuoco. Anticamente era composta da una mistura di salnitro, carbone e zolfo. Si distingueva in p. da guerra per le armi, p. da mina e p. da caccia. Esisteva anche la p. bianca, p. cotta, p. fulminante, p. guasta.
ponte mobile ideato per garantire maggiore sicurezza all’accesso del castello o di una fortificazione. Incernierato, veniva sollevato con un sistema di travi, detti bolzoni, fino a costituire un portale a chiusura ermetica. Vari i sistemi per sollevare il p.l.: a stadera, autobilanciato, costante, ad abbattuta, ponte doppio, a congegno multiplo, a doppia sicurezza.
V. ingresso
V. gittata.
occupare con la truppa un luogo o una fortezza.
l’insieme dei soldati posti a guardia o a difesa di un luogo fortificato o meno.
istituzione politica che segnò una evoluzione rispetto a quella feudale, incrementando, secondo i luoghi e i tempi, nuovi criteri castellologici.
ciò che è al riparo del tiro avversario, in quanto riparato da una trincea, o una fortificazione o una muraglia.
torre sporgente dal filo delle mura. Per lo più era pentagonale e segnò opera di transizione tra la torre e il baluardo. Nel XV secolo ebbe già i caratteri del bastione.
diminutivo di porta. Infatti si trattava di una apertura pedonale lungo le mura o a fianco del ponte levatoio carraio. In questo caso anche la p. era munita di un ponte levatoio di dimensioni adeguate ed azionato da un solo bolzone con forcola
freccia con estremità munita di quattro punte.
tiro teso effettuato, per quanto possibile, a livello del piano terra.
è l’altezza della terra costituente il basamento di una intera fortificazione.
sinonimo di mura e di cinta (V.).
raggruppamento di case, anche cinto di torri e di mura, per solito in pianura, nel quale trovava rifugio la popolazione inerme sparsa per la campagna, durante calamità o guerre.
piccola fortificazione o piazzaforte nella quale si riunivano i combattenti. Per il Vauban era una piccola cittadella. A seconda della sua configurazione era detto: r. aperto, r. chiuso, r. grande, r. a casamatta, r. a denti di sega, r. della mezzaluna.
robusta opera fortificata, addizionale, avanzata, foggiata a V o a rettangolo o a semicerchio, anteposta a una porta. Aveva fossato proprio ed era utilizzato anche per il tiro fiancheggiante. Sovente era collegato alla tenaglia o alla cortina retrostante con una galleria. Opera esterna costruita al di fuori della cinta di quelle principali, foggiata a V o a semicerchio, per coprire punti deboli o esposti (per esempio la testata di un ponte). Alcuni, quelli medievali soprattutto, hanno forme quadrate, rettangolari o tonde. E’ spesso dotato di proprio fossato difensivo, collegato a quello principale.
era una superficie di mura e di terra con cui si coprivano le facce esterne delle fortificazioni, per attenuare la forza di penetrazione dei proiettili avversari.
edificio fortificato presidiato da armati e senza funzione residenziale.
più recente di rocca, poteva indicare una intera città fortificata.
piccolo forte in luogo elevato.
piccolo bastione tondo, per lo più angolare.
V. camminamento di ronda.
proiettile lanciato dalle balestre, corrispondente alla freccia che veniva lanciata con l’arco.
feritoia particolarmente idonea per l’uso delle balestre e, quindi, per scagliare saette dal coperto.
luogo deputato all’insegnamento della “scrima” (scherma). Era gestito da “maestri d’arme” che insegnavano le tecniche schermistiche soprattutto a nobiluomini e uomini d’arme. Tra le più famose quelle di Fiore dei Liberi e Achille Marozzo.
linea difensiva che si spinge ad angolo verso il nemico. Il bastione, a punta, ha un «saliente» lungo la propria linea capitale.
combinazione di acido nitrico e potassio: era il principale ingrediente della polvere da sparo.
lungo sacco pieno di polvere da sparo per comunicare il fuoco alla camera della mina. Aveva la funzione della miccia.
macchina da guerra consistente in un ponte levatoio mobile ed elevabile in maniera da consentire un facile arrembaggio sulla merlatura avversaria.
porta o cancello di legno o di ferro collocato all’ingresso del castello o della fortificazione, in aggiunta alla porta esterna. Solitamente scendeva a caduta lungo apposite scanalature, anche per bloccare rapidamente eventuali infiltrazioni nemiche. In questo caso chiudeva la piccola piazza d’armi (V.) dell’ingresso.
elemento architettonico consueto nei castelli e nelle fortificazioni. Fisse e mobili, ricavate nello spessore delle mura o in aggetto, in galleria o a cielo aperto, obbedirono inizialmente a criteri di funzionalità; successivamente anche a criteri estetici, di rappresentanza (scaIoni).
parete del fossato lungo la cinta muraria o aggiunta di muro inclinata alla base delle mura, per irrobustirle ed annullare gli angoli morti antistanti, per impedire l’avvicinarsi di torri mobili e il pericolo di mine.
adozione della scarpa (V.).
macchina da guerra con cui venivano lanciati simultaneamente più dardi. In seguito fu detta manubulista.
fu così chiamata la galleria di controscarpa.
arma da fuoco (artiglieria) particolarmente idonea a colpire nemici penetrati nel fossato.
terrapieno inclinato verso il nemico, a protezione di una strada coperta di controscarpa, intervallato da piazze d’armi e foggiato a dente di sega per impedire i tiri d’infilata. Era anche munito di scale aperte e sotterranee per consentire sortite. Si ebbero fortificazioni con doppio spalto.
artiglieria, poi archibugio, che si caricava con più palle.
opere che hanno un angolo tagliente verso la campagna.
quando, per ragioni topografiche o tattiche, veniva interrotta una linea di difesa. Si adottava, in genere, a metà cortina, per cui lo s. della cortina era il fianco ritirato della linea di difesa.
piccola porta lungo le mura che consentiva il passaggio di un pedone alla volta; più piccolo della pusterla (V.).
freccia con punta semplice ma acutissima.
opera difensiva costituita da facce che formano un angolo convesso. Nel fronte bastionato consisteva in un antemurale basso, col compito di incrementare la difesa dei fossato o a coprire una pusterla. La t. poteva essere semplice, composta, doppia, spezzata.
sistema di Mortificazione ideato dal Montalembert, a planimetria stellata.
tenaglia costituita da una sola faccia unita a bastioni per un fianco e per l’altro distaccato o meno dalla cortina V. alone.
antica macchina da assedio che, invece di un ariete, aveva installata un’asta che agiva a succhiello anziché a percossa.
città comunale cinta di mura confinante, con torri e fossato, e con accorgimenti architettonici e difensivi spesso più evoluti che nei castelli feudali.
sinonimo di caminada (V.) e anche di terrapieno (V.).
elevazione di terra battuta o incamiciata sulla quale venivano messe in postazioni armi pesanti (artiglierie). Poteva avere due piani: la parte bassa, più riparata, serviva per riservetta e per agevolare i collegamenti.
gli abitanti e difensori di una terra murata.
antica macchina da guerra che si usava per riempire i fossati: in pratica assolveva le funzioni delle attuali ruspe. Era anche un congegno che sfruttava la polvere da sparo: per recare danni limitati in circostanze particolari (per sfondare porte o steccati).
atto con cui, a mano o con un congegno meccanico (arma da fuoco) viene lanciato un proiettile. A seconda della traiettoria si ha t. teso e t. corto, t. lungo e anche t. di striscio, t. di rimbalzo.
antica arma d’assalto. V. altaleno.
il termine identifica un combattimento tra squadre o coppie di uomini armati, a piedi ma più spesso a cavallo. Più cruento della giostra questo scontro cavalleresco mantiene nel tempo il carattere di scontro agonistico nel quale una squadra deve sopraffare l’altra. Il torneo è inoltre occasione di esibizione dell’abilità coreografica nella precisione delle figurazioni collettive che le squadre di cavalieri compongono nelle fasi precedenti il combattimento.
particolare congegno che sfruttava la polvere da sparo per recare danno a barche o natanti. Deriverà da questo termine quello di torpedine o torpedo.
prima eretta solo in funzione di vedetta e di segnalazione, poi come elemento integrante del castello (da non confondersi col mastio), a rafforzamento delle mura (t. angolare) o a difesa dell’ingresso. Fu a pianta quadrilatera, circo lare, poligonale, semicircolare, semicircolare allungata, con pareti verticali parallele e aperte sul retro. Vi si installarono armi difensive e si utilizzarono per la difesa piombante. Raramente vennero costruite con sperone a becco o a mandorla. Quasi sempre furono invece munite di saettiere, balestriere o comunque feritoie. In epoca signorile vennero costruite torri con sovrapposizione di elementi geometrici della stessa specie o di specie diversa (base cilindrica e t. parallelepipeda, o viceversa). A seconda della funzione si ebbe t. di vedetta, t. di costiera (detta anche t. saracena) o t. martello.
V. mastio.
guardiano o capoguardia preposto alla vedetta e alla difesa di una torre.
grossa e alta torre, innalzata a difesa di un ingresso o come torre angolare. Talvolta con questo termine si indicò il mastio.
sportello ricavato sul piano, tenuto in maniera per cui solo al passarvi sopra si abbatteva, facendo cadere il malcapitato in un pozzo irto di lame o comunque espedienti atti a catturarlo o ad ucciderlo. Trabocchetti erano posti, per solito, all’entrata, ma anche – talvolta – nell’interno del castello.
macchina militare con cui si lanciavano grossi massi al di là delle mura.
batteria nascosta in barbetta o appena esposta in maniera che non era visibile per chiunque assaliva sulla magistrale delle difese. Il termine era usato anche per le artiglierie predisposte al tiro dì fiancheggiamento, in grado di battere su chiunque si fosse avvicinato alla faccia del baluardo o al fossato.
costruzione per lo più in terra, con cui si impediva il tiro d’infilata nei tratti rettilinei della difesa.
muro, talvolta munito di cateratta, con cui si regolava il livello delle acque del fossato.
la più semplice e talvolta l’unico apprestamento difensivo, consistente in una fossa munita di embrionale parapetto o di un muraglione costituito da sacchetti, fascine, gabbioni. Un tempo costituiva linea di approccio, avanti a più solide difese, nelle quali poi riparavano i difensori. Aveva tracciato non rettilineo, per impedire tiri d’infilata, e sovente si ramificava in camminamenti. Dal prevalente uso di questo pur embrionale sistema di difesa, ha preso nome la «guerra in trincea», come sinonimo di guerra di posizione.
torre mobile per l’assedio munita di mangani sovrapposti (per solito tre).
sinonimo di cannoniera (V.).
piccola porta, sovente mascherata, usata per assicurare improvvise sortite verso il nemico.
un tempo staccionata con terrapieno ed eventuale fosso che veniva eretto intorno agli accampamenti; ma fin dall’antichità significò linea difensiva o fortificata: al «vallo di Adriano» da «vallo atlantico».
rapporto di dipendenza nella gerarchia feudale o monarchica.
autorità rappresentativa della gerarchia feudale, per solito risiedeva in un castello.
sentinella posta a guardia. Con lo stesso nome veniva indicata la guardiola nella quale stava la sentinella. Come aggettivo qualificava la torre da cui poteva essere meglio attuata la v. a distanza.
elemento rotante di assi o di ferro posto fra merlo e merlo a copertura del vano intermedio e dell’arciere in esso situato. Veniva aperta a compasso solo al momento del tiro.
freccia con punta ottusa o tonda.
congegno consistente in un cilindro di legno con manici a leva, col quale si sollevano grossi pesi, in particolare i ponti levatoi.
speroni rocciosi; ma il nome ha finito per essere usato genericamente per castelli o rocche costruiti sulle verruche.
in un certo periodo storico, e particolarmente in Italia, costituì una importante autorità nella gerarchia feudale.
rappresentante del padrone; autorità di alcuni castellani come rappresentanti dell’imperatore, del re, o dei feudatario o del vescovo-conte.
antica arma di assedio: una vera galleria mobile con cui ci si avvicinava, al riparo, alle mura dei castelli o delle fortificazioni
raddoppio, dei basamento delle mura, per impedire l’avvicinamento alle macchine d’assedio. Era in muratura o in terrapieno.
accorgimento murario per impedire che le macchine di assedio si avvicinassero alle mura di cinta.